Pietro Lari

Lari Pietro di Egidio e Romolini Zaira, nato il 17 giugno 1907 ad Empoli (Firenze). Vetraio, elettricista, comunista, celibe. Detto Brodda. Iscritto al Partito Comunista d’Italia dal 1924, è individuato dalla Prefettura di Empoli come responsabile del coordinamento della sezione giovanile di Empoli. Arrestato per attività comunista il 26 marzo (o maggio) 1928 per «ricostituzione del Partito Comunista d’Italia e propaganda sovversiva», è deferito al Tribunale Speciale con sentenza n.7 del 17 gennaio 1929. È assolto dal Tribunale Speciale il 12 marzo 1929 dopo un anno di carcere per insufficienza di prove e diffidato (sentenza n.23).

Nel settembre 1931 emigra clandestinamente in Francia dove pare risulti residente a Lione e attivo politicamente. In questo periodo, viene iscritto in Rubrica di Frontiera con il numero 19666 e compare come ricercato politico nel Bollettino delle Ricerche – Supplemento sovversivi n.198 del 19 agosto 1931 con schedina n.6982. Viene segnalato a Marsiglia, quindi nel maggio 1932 a Tolosa dove sotto lo pseudonimo di Brambilla da Limite si dedica all’organizzazione degli emigrati italiani.

Nel 1933 è arrestato a Tolosa perché sospettato di essere l’autore delle scritte sovversive apparse sui muri della Casa degli Italiani della città.

Il 3 maggio 1934 è arrestato come istigatore della manifestazione comunista contro la celebrazione del Natale di Roma alla Casa del Fascio di Tolosa. Rilasciato, viene proposto per l’espulsione ma continua a risiedere clandestinamente in questa città, svolgendo funzioni di segretario della sezione locale del Partito Comunista d’Italia.

Compie numerosi viaggi a Parigi, per mantenere i contatti col Centro estero. Si sposa a Lione ma viene arrestato per attività sovversiva e nuovamente espulso dalla Francia nel 1935.

Allo scoppio della guerra civile nell’agosto del 1936, raggiunge la Spagna. Il 28 agosto 1936 si arruola nella Centuria Gastone Sozzi, Battaglione Spartaco della Colonna Mobile Catalana Libertat organizzata dal PSUC (partito Socialista Unificato della Catalogna). Arruolato nella squadra dei lanciatori di granate partecipa alle azioni di Aragona e sull’Ebro, a Pelahustan nel settore di Talavera, Real Cenicientos (qt.1300), a Chapineria. Giuseppe Marchetti suo compagno nella centuria lo ricorda per la sua altezza e soprattutto per i suoi grandi piedi che richiedevano scarpe numero 47, praticamente introvabili in Spagna i. quel periodo. Poi, il 24 ottobre 1936 la Centuria viene ritirata dal fronte dopo aver subito gravi perdite in morti e feriti, e incorporata nel 12. Brigata Internazionale 3. Battaglione Garibaldi in formazione alla base di Albacete. Rimane ferito a Madrid nel novembre 1936. Sergente nel 2. Battaglione della Brigata Garibaldi (compagnia zappatori), combatte su tutti i fronti (Huesca, Brunete, Farlete, Fuentes de Ebro).

Tra novembre/dicembre 1936 e il 1937 usufruisce di una licenza in Francia. Entra clandestinamente a Marsiglia per cercare altri volontari nella comunità italiana. Al rientro nella Brigata, combatte anche sull’Ebro e viene di nuovo ferito in combattimento. Dopo aver partecipato alla difesa di Barcellona, esce dalla Spagna nel febbraio 1939.

Rientrato in Francia, a Tolosa il 9 febbraio 1939, svolge attività antifascista. Arrestato, è internato ad Argelès, poi, forse in aprile, trasferito a Saint-Cyprien. In seguito è internato nel campo di Gurs da cui passa con altri volontari, il 19 maggio del 1940, in quello del Vernet dove resta fino al 5 settembre 1941 (Sezione B, anarchici e estremisti, baracca 7) come «propagandista estremista molto sospetto» e per aver manifestato contro le CTE e opposto resistenza alla Garde Mobile di Gurs. In alcune biografie, si dice che sia evaso dal campo nella seconda metà del 1941, in altre che sia stato consegnato e tradotto in Italia tra il 5 e il 6 settembre 1941, via Mentone. È poi confinato per cinque anni a Ventotene dalla Commissione provinciale di Firenze con la qualifica specifica di «combattente antifranchista in Spagna».

È liberato nell’agosto 1943, rientra ad Empoli il 23 agosto 1943. Insieme a Vasco Matteoli, Aureliano Santini, Sani Ricciotti, costituisce il Direttivo Militare del PCI di Empoli, formatosi negli anni Venti nella locale sezione giovanile del PCd’I e che, dopo vent’anni di esilio tra URSS, Spagna e Francia, torna in Italia a scontrarsi contro il fascismo, partecipando alla ricostituzione del PCI ed alla lotta di Liberazione.

In seguito si sposta a Firenze al CLN toscano e qui è arrestato insieme a Alessandro Sinigaglia dal locale comando della PS germanica, il 19 febbraio 1944 (o secondo altre fonti il 2 marzo 1944). Condotto al Carcere delle Murate, è sottoposto a un durissimo interrogatorio dagli uomini della Banda Carità. È poi inviato al campo di concentramento di Fossoli (Carpi, Modena), probabilmente alla metà di maggio, secondo una fonte che lo deduce dalla matricola assegnatagli al campo di Fossoli n.1191. Qui viene fucilato con altri 66 antifascisti il 12 luglio 1944.

Secondo una fonte, il suo corpo, contrassegnato col numero 50, rimane sconosciuto al momento dell’esumazione. È pubblicato sui giornali dell’epoca un elenco degli oggetti che porta addosso per favorire l’identificazione che avviene con la chiusura del verbale, il 19 maggio 1945. La descrizione degli oggetti è la seguente: «Un anello di metallo bianco; scapolare di tela; una forchetta; una macchinetta da sigarette a forma cilindrica; una giacca scura; pantaloni grigi; scarponi militari; cinghia di cuoio militare; una scatola di tabacco di latta quadrata a bordi smussati; camicia militare sbiadita; canottiera; dentatura completa e sana; la giacca ha tasche riportate; calze di tessuto grosso.»

Fonti: Archivio Antifascisti in Spagna